Arianna e il suo ESC a Berlino! Blog dei volontari

Arianna ci racconta la sua esperienza come volontaria ESC a Berlino!

A lei la parola:

"Quando sono partita mi ero ripromessa di condividere quanto più possibile di questa mia esperienza con le altre persone, in modo da informarle sul progetto che sto seguendo a Lipsia, in Germania, da giugno. Promessa che però, non ho mantenuto fino ad adesso, complice la mia voglia di lasciarmi trasportare dai nuovi stimoli, dalla nuova lingua e di non fermarmi troppo a riflettere su quello che mi stava davvero accadendo. Ora però sento l’accorciarsi di questo periodo: il mio progetto scadrà esattamente tra 4 mesi. E a questa consapevolezza è susseguita una sorta di lotta contro il tempo, per cui eccomi qui a scrivere.

Un anno e mezzo fa, ho preso la decisione di trascorrere un periodo in Germania, con l’obiettivo di imparare il tedesco. Stavo per laurearmi ed ero determinata ad imparare questa lingua sperando che potesse aumentare le mie opportunità lavorative nella mia regione, essendo io trentina d’adozione.
Ogni sera controllavo nuovi siti e mi informavo sul funzionamento del servizio civile tedesco.
Poi, una sera in cui faticavo a prendere sonno, ho scoperto l’esistenza dei Progetti del Corpo Europeo di Solidarietà: della durata massima di 12 mesi, questi progetti consentono a ragazzi dai 18 ai 30 anni di lavorare per un’organizzazione scelta all'interno dei diversi paesi della comunità europea, ricevendo in cambio un pocketmoney, una stanza in un appartamento, un budget per seguire un corso di lingua del paese di destinazione e l’assicurazione sanitaria. Sul sito è possibile trovare diverse application, di natura estremamente diversa tra loro: progetti riguardanti l’allestimento di un festival del cinema, workshop in un circo, aiuto giardiniere in un parco oppure aiuto in una clinica. Indescrivibile l’adrenalina che ho provato.

Avendo qualche esperienza lavorativa coi bambini, ho iniziato a compilare principalmente le application riguardanti la possibilità di lavorare in un asilo, allegando il mio cv tradotto in inglese. Dopo qualche settimana di mancate risposte, mi contatta un’organizzazione tedesca e mi ritrovo a dicembre a sostenere un colloquio via Skype. È bastato quello. Dopo pochi giorni mi hanno inviato tutti i moduli da compilare con l’aiuto di un’organizzazione di invio. Mi sono quindi rivolta all’associazione Associazione InCo di Trento, e grazie alla loro collaborazione ho potuto avere la certezza che era tutto reale.

I mesi successivi sono stati un susseguirsi di eventi: ho finito di scrivere la mia tesi magistrale, mi sono laureata, ho continuato a lavorare presso la piscina di Rovereto come istruttrice e…mi sono innamorata.

All’entusiasmo di dicembre si sono quindi affiancate delle sensazioni completamente diverse: la paura di vivere per la prima volta in una grande città, il timore di sentirmi sola non potendo avere accanto le mie amicizie per così tanto tempo e poi una nostalgia (sì, già allora mentre ancora ero a casa) più grande di quella che mi sarei aspettata di provare.

Nonostante tutto, ho comunque deciso di partire. Ho quasi fatto esplodere la valigia più grande che avevo e sono salita sul treno, direzione Lipsia.

La mia organizzazione, Fairbund e.V, mi ha fatta sentire fin da subito accolta, organizzando una settimana piena di attività per me e altri tre volontari, tutti come me impegnati in un progetto di volontariato europeo presso un asilo gestito dalla nostra associazione. Fin da subito ho, inoltre, potuto alloggiare presso un appartamento distante 15 minuti a piedi dal mio asilo, posizione davvero ottimale considerando la mia indescrivibile pigrizia mattutina.
Sempre col sostegno di Fairbund ho poi potuto iniziare un corso di tedesco intensivo, della durata di 4 ore al giorno per un mese, e la mia frequenza è stata considerata come orario lavorativo (di 6 ore al giorno).
Grazie a questo e alla possibilità di poter parlare quotidianamente tedesco coi bambini del mio asilo, ho potuto migliorare la lingua più velocemente, cosa che ha agevolato non poco la mia vita extralavorativa, permettendomi di dialogare più facilmente coi miei coinquilini, conoscenti, negozianti e medici (perché, si sa, i bambini sono delle incubatrici viventi di batteri).

Durante questi mesi ho preso anche parte a due seminari, della durata di una settimana, organizzati dall’Unione Europea e rivolti a tutti i volontari coinvolti in questo tipo di volontariato. Ho così potuto apprendere l’esistenza di altri progetti, mi sono potuta confrontare con altri volontari e conoscere realtà completamente diverse dalla mia.

Stimolata da tutte queste possibilità e sentendomi appoggiata dalla mia famiglia e dai miei affetti, al 'nonostante' le mie insicurezze e le mie paure precedenti la partenza, posso ora aggiungere un altro 'nonostante': 'nonostante la distanza'."